Compassionevole con tutti

Prevalere con la forza ti è sempre possibile… Tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. E invece hai compassione di tutti, tu che tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu ami le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle tue creature. Se avessi odiato qualcosa, non l’avresti formata… Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita».

Non so quanti lettori siano pronti a identificare questa citazione: è un passo biblico, tratto dal Libro della Sapienza (11,21- 26), scritto ad Alessandria d’Egitto, alle soglie dell’era cristiana che sembra già respirare in queste righe. È una pagina da riproporre nello spirito del Giubileo, tempo di misericordia, di perdono, di carità. In essa il Signore si leva imponente, con tutta la sua onnipotenza che sovrasta il creato: il mondo, al confronto, sembra un granello di polvere o una stilla di rugiada o – come suggeriva già Isaia – «una goccia che cade in un secchio… Le nazioni pesano quanto un granello di sabbia» (40,15).

Davanti a un’epifania così grandiosa potrebbe scatenarsi solo il nostro timore atterrito o la frustrazione. E, invece, ecco la svolta sorprendente: Dio, proprio perché tutto può, tutto perdona. L’immagine è suggestiva: il Signore chiude gli occhi per non vedere i nostri peccati, sperando sempre nella nostra conversione. C’è, al riguardo, un bell’apologo dei Padri del deserto egiziano. Un discepolo si era macchiato di una grave colpa, eppure il maestro non l’aveva punito. Uno degli altri discepoli, sdegnato, era sbottato: «Come si fa a ignorare ciò che è stato commesso? Dio ci ha dato gli occhi!». Il maestro replicò: «Èvero. Ma ci ha dato anche le palpebre! ».

Alla base della misericordia divina c’è l’amore del Creatore per l’opera delle sue mani. Nello stesso Libro della Sapienza si legge ancora: «Dio non gode per la rovina dei viventi: ha creato tutte le cose perché esistano. Le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte» (1,13-14). Se il Signore detestasse noi e il creato, non ci avrebbe plasmati né infuso la vita e concesso la libertà. Anzi, la sua provvidenza amorosa continua a sostenere nell’essere l’intera creazione attraverso «il suo spirito incorruttibile che è in tutte le cose» (12,1).

In conclusione – con l’invito ai nostri lettori a riprendere in mano la loro Bibbia per un ascolto integrale di questo sapiente biblico che si riveste dei panni fittizi di Salomone, emblema di saggezza –, lasciamo ancora a lui la parola per ribadire il tema della misericordia, vessillo ideale del Giubileo. Egli, sempre nel suo Libro della Sapienza, si rivolge così al Signore: «Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza… Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento » (12,18-19).


28.08.2025



Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana

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