Nel ventre sotterraneo di Roma ecco le catacombe

Nel ventre di Roma si ramifica un vero e proprio mondo sotterraneo. Si tratta di gallerie lunghe fino a 12/13 km, distribuite talora su 5 piani con cubicoli e cappelle non di rado mirabilmente affrescate. Stiamo parlando delle “catacombe”, un termine che forse deriva dal greco katà kúmbas, ossia “lungo le cavità”. A partire dal III sec. esse si sono diffuse e accresciute come cimiteri cristiani (esistono anche alcune catacombe ebraiche), con molteplici tombe a più strati aggregate spesso al sepolcro di un martire delle precedenti persecuzioni.

Pochi sanno che esse sono ben oltre il centinaio, scavate in prevalenza nel sottosuolo di Roma ma anche in varie regioni d’Italia, dalla Toscana alla Sicilia, con una puntata anche in Sardegna e nell’isola di Pianosa. Il Concordato con lo Stato italiano del 1929 (art. 33), confermato in una nuova stipula nel 1984 (art. 12), ha assegnato alla Santa Sede la tutela, la gestione e i restauri di queste stupende testimonianze della fede pasquale dei cristiani dei primi secoli. Esse sono affidate alla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, che ho avuto l’onore di presiedere dal 2007 al 2022.

Certamente una meta dei pellegrini durante questo Giubileo è stata e sarà una delle maggiori catacombe romane. Ne vogliamo ora solo evocare alcune, nella certezza dell’emozione che i visitatori proveranno scendendo in quei percorsi e sostando di fronte ad affreschi dominati da immagini, scene, figure bibliche, ma anche da sorprendenti attestazioni della vita quotidiana di quei secoli. Sarà visibile persino lo sforzo di “cristianizzare” simboli e storie pagane, ancora vive nella memoria comune. Così, ad esempio, Cristo talora è rappresentato come Orfeo che, col suono della sua lira, attira a sé le anime.

Iniziamo con le catacombe di San Callisto sulla via Appia, che portano il nome di un romano che fu papa dal 218 al 222 e che volle qui la cripta sepolcrale dei pontefici di quel periodo, ancora oggi visitabile, come tante altre memorie storiche messe in luce dal più insigne archeologo, Giovanni Battista De Rossi (1822-1894). Accanto a questa imponente catacomba si visita quella di San Sebastiano, che si estende sotto una magnifica basilica che custodisce un affascinante busto di Cristo, opera del Bernini, mentre a lato è allestito un ricco museo di sarcofagi cristiani. Non molto lontano, sulla via delle Sette Chiese, si incontra la catacomba di Domitilla: al suo interno, dopo una scalinata, si apre una grandiosa basilica sotterranea ove, durante il Concilio Vaticano II, alcuni vescovi firmarono il “Patto delle catacombe”, un impegno ecclesiale di fedeltà ai valori cristiani esaltati dall’assise conciliare.

Concludiamo questo elenco minimo di ideali pellegrinaggi giubilari con due ultimi itinerari. Il primo ci conduce sulla via Salaria ove è collocata la catacomba di Priscilla, madre di un senatore romano, uno dei più insigni cimiteri cristiani con la più antica raffigurazione della Vergine, del Bambino e di un profeta che indica una stella. L’altro percorso ci porta, invece, a Tor Pignattara, sulla via Casilina, con la catacomba dei Santi Marcellino e Pietro, recentemente riportata al suo splendore col contributo di uno Stato a prevalenza musulmana sciita, l’Azerbaigian, mentre accanto si leva il mausoleo di Elena, madre dell’imperatore Costantino.


09.10.2025



Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana

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