Quale lingua parlava Gesù?
										
									
									 Nel sanguinolento e ossessivo, fin quasi al sadismo, film La passione di Cristo che Mel Gibson ha girato a Matera nel 2004, Gesù e i giudei parlano un ipotetico aramaico ricostruito e sottotitolato, così come i romani un latino un po’ sgangherato. Più di una volta mi è stata rivolta la domanda: quale lingua parlava Gesù? Il quesito è più complesso di quanto sembri: abbiamo, così, voluto inserirlo nella serie di risposte a interrogativi che mi sono stati rivolti in passato, sempre cercando di ricomporre una sorta di ritratto del rabbì di Nazaret.
 Lasciamo tra parentesi il latino che era usato solo a livello ufficiale nei documenti delle forze romane di occupazione (si pensi al “titolo” della croce di Gesù secondo Giovanni 19,20). Iniziamo col greco che era la lingua franca dell’intero impero, un po’ come lo è oggi l’inglese. Certo, le alte classi ebree lo conoscevano per le relazioni pubbliche; la lingua sarà adottata dagli evangelisti e da Paolo, Gesù usava forse un po’ di greco in qualche rara occasione, come forse nel dialogo con Pilato.
 Passiamo all’ebraico, da lui imparato probabilmente nella scuola sinagogale di Nazaret. Allora era la lingua colta, usata nella liturgia e nelle discussioni esegetico-teologiche, e quindi forse adottata anche da Gesù nelle sue controversie con gli scribi e i farisei segnalate dai Vangeli. Veniamo, così, alla lingua allora comune, l’aramaico. Come maestro che parlava alla massa dei contadini, dei pescatori e degli artigiani, Gesù ricorreva a questa lingua quotidiana.
 Si pone, però, una domanda fondamentale: qual era questa lingua? Quella “classica” usata anche nelle Sacre Scritture, ad esempio nei capitoli 2–7 del libro di Daniele, e diffusa tra gli ebrei dopo l’esilio babilonese? Purtroppo la risposta può essere solo generica perché non abbiamo una documentazione tale da permettere di essere più precisi. Certo, nei Vangeli si intravedono in filigrana al greco tratti di quella lingua. Uno studioso tedesco, Joachim Jeremias, escludendo nomi propri e aggettivi, contava 26 parole aramaiche attribuite o collegate a Gesù dai Vangeli.
 Pensiamo al celebre abba’, «babbo, papà», rivolto da Gesù a Dio Padre (Marco 14,36). O alla frase del Padre Nostro «Rimetti a noi i nostri debiti» ove «debito» solo in aramaico (hoba’) – non in greco ed ebraico – significa anche «peccato». Pensiamo al talita’ kum, «ragazza, alzati!», rivolto alla figlia di Giairo (Marco 5,41), o all’effata’, «sii aperto!», indirizzato a un sordo (Marco 7,34), sino alla celebre citazione in aramaico del Salmo 22 da parte del Cristo crocifisso: Eloì, Eloì, lemà sabachtàni, «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Marco 15,34).
 Il citato Jeremias identificava l’aramaico usato da Gesù come una versione galilaica dell’aramaico occidentale, tant’è vero che, durante il rinnegamento di Pietro, gli astanti accusano l’apostolo così: «È vero: anche tu sei uno dei discepoli di Gesù il galileo. Infatti il tuo modo di parlare ti tradisce» (Matteo 26,73). In conclusione: pur avendo una qualche conoscenza del greco e una più solida dell’ebraico, Gesù parlò al suo uditorio in un aramaico che non conosciamo con precisione e che solo in via ipotetica e con molta libertà, considerata anche la distanza cronologica, può esser comparato con l’aramaico parlato oggi in pochi centri della Siria meridionale (in particolare a Malula). Come scrive un altro studioso, l’americano John P. Meier, «in un paese quadrilingue, Gesù può di fatto essere stato un ebreo bilingue, ma non fu un maestro trilingue». Molto più realisticamente parlò in un aramaico che non riusciamo a ricostruire in modo soddisfacente.
 																			
										25.01.2024
										
																		
						
																		
									Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana