Gesù, discepolo del Battista?

Non è la prima volta che mi permetto in questa rubrica una divagazione autobiografica, anche perché essa si basa sulle domande che mi sono state rivolte – talora pure dai lettori di Famiglia Cristiana – durante gli ormai molti anni del mio impegno di comunicazione pubblica. Ebbene, in occasione di una laurea ad honorem che mi veniva assegnata alla Loyola University di Chicago, una persona mi invitò a interpellare proprio un docente di quella università, l’italiano Edmondo Lupieri, attorno ai suoi studi importanti sul Battista e i suoi seguaci che, anche dopo l’ingresso in scena di Gesù, continuarono a riconoscere come Messia il loro maestro, persino nei secoli successivi.

L’interrogativo di quel lettore era più specifico ed è stato affrontato anche da vari studiosi (un altro docente americano, John P. Meier, ha dedicato al tema un saggio di oltre 250 pagine nel volume intitolato Un ebreo marginale. Mentore, messaggio e miracoli, tradotto dalla editrice Queriniana): «Si può parlare di un discepolato iniziale di Gesù presso il Battista?». Sappiamo che Cristo si presenta sulla ribalta di Israele proprio davanti a Giovanni il Battezzatore sulle rive del Giordano, forse sull’attuale sponda giordana più che su quella israeliana.

Ora, è un dato storico indiscutibile che Gesù abbia voluto ricevere «il battesimo di penitenza» che quella grande guida spirituale, simile a un profeta, amministrava sulle rive del Giordano. Mai, infatti, si sarebbe inventata da parte della Chiesa delle origini una scena così “imbarazzante”: Cristo, in fila tra i peccatori, si fa battezzare da Giovanni che quindi risulta apparentemente “superiore”. A questo punto può scattare la domanda di quel lettore: Gesù ebbe una sorta di discepolato-apprendistato spirituale presso il Battista? In senso lato questo fatto è indubbio perché lo troviamo appunto tra la folla che seguiva Giovanni. Ma Gesù fu discepolo in senso stretto, come appartenente al cerchio più intimo del Battezzatore?

Gli studiosi, al riguardo, si dividono. Si deve riconoscere che i testi evangelici non sono in questo senso netti. Certo è che non vale il ricorso alla frase del Battista presente nel Vangelo di Marco (1,7): «Viene dietro (o dopo) di me uno più forte». Nel greco dei Vangeli, la formula «venire dietro» è effettivamente applicata ai discepoli di un maestro, ma qui il senso sembra essere più temporale: Cristo “viene dopo” il Battista e lo supera. Il quarto evangelista (1,35-51), però, ricorda che alcuni discepoli di Giovanni, Andrea e Filippo e forse anche Pietro e Natanaele, optarono per Gesù: questo dato suppone che Gesù era stato per un certo tempo nell’orbita del Battista, tanto da far sì che alcuni discepoli giovannei lo potessero conoscere e restarne conquistati.

Anzi, stando al quarto Vangelo, si apprende che anche Gesù per un certo periodo ha esercitato la missione del battezzatore: «Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea e là si trattenne con loro e battezzava» (3,22), tanto da suscitare gelosie tra i discepoli del Battista. Nonostante il successivo ridimensionamento, forse operato da un redattore del quarto Vangelo (4,2: «sebbene non fosse Gesù in persona a battezzare, ma i suoi discepoli»), si può affermare che per un certo periodo anche Cristo compisse il rito tipico di Giovanni, rivelando quindi indirettamente di aver seguito e imitato colui che egli avrebbe scelto come “mentore” e maestro.

Non ci si deve stupire di questo eventuale discepolato perché potrebbe essere un tratto significativo dell’umanità di Gesù e, quindi, della effettiva realtà dell’Incarnazione, che comportava per Cristo una crescita in età, in grazia e in formazione interiore, come si legge nel Vangelo di Luca (2,40).


08.02.2024



Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana

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