Dio, l'uomo, Satana

Il Vangelo della prima domenica di Quaresima presenta sempre il racconto delle tentazioni di Gesù da parte di Satana, in ebraico l’«Avversario». In quest’anno liturgico si legge l’essenziale versione di Marco (1,12-13). Spesso il tema del demonio viene proposto al biblista, ed è difficile affrontarlo ora in modo esaustivo in uno spazio così limitato, perché vengono coinvolti argomenti capitali come la libertà, la grazia, il male e così via.

Nei Vangeli è indubbia la realtà e l’azione di Satana (come sarà nella Tradizione della Chiesa), ma è pure da segnalare che in alcuni casi si pongono sotto l’insegna del demoniaco anche quelle che noi consideriamo come malattie fisiche o psichiche. Era la tendenza, forte nell’Antico Testamento, di considerare la sofferenza come un castigo divino per una colpa: è la cosiddetta «teoria della retribuzione» affidata al binomio delitto-castigo. È per questo che in molte situazioni gli esorcisti – soprattutto nei casi di psicopatia – invitano oggi a ricorrere piuttosto a terapie mediche.

In questa linea si può dire che nella Bibbia troviamo entrambe le concezioni unificate tra loro. Da un lato, ci sono passi in cui si ha l’affermazione netta che Satana o il diavolo (che in greco significa «colui che divide») sia una presenza misteriosa specifica che si oppone al progetto divino sull’umanità. Per usare un’espressione del Vangelo di Giovanni è «il principe di questo mondo» in senso negativo.

D’altro lato, ci sono testi nei quali si intuisce la tendenza a personificare nel diavolo il male nelle sue molteplici variazioni, sia fisiche sia personali. A questo punto, senza voler disegnare un ritratto completo del satanico-diabolico-demoniaco biblico (nel libro di Giobbe è, ad esempio, un membro del consiglio della corona di Dio), ci accontentiamo di tre sole annotazioni generali. Innanzitutto bisogna subito affermare che il cristianesimo rigetta ogni forma di dualismo che veda come arbitri della storia due divinità antitetiche tra loro. Il demonio non è il principio del male che combatte il principio divino del bene, determinando una tensione permanente e strutturale dell’essere creato. Per la tradizione cristiana, Satana è inferiore a Dio e da lui controllato e dominato.

Una seconda osservazione concerne invece l’uomo. Dobbiamo rifiutare l’alibi del diavolo per cancellare la libertà e la responsabilità umana. Prima di tutto è necessario puntare l’indice contro il male che l’uomo crea con le sue stesse mani. Il rischio, glorioso e miserabile, della libertà è alla radice dell’esistere e dell’agire di ogni persona nel bene e nel male. Tuttavia, questa libertà può essere condizionata, ed è qui che entra in funzione la figura di Satana attraverso la sua sollecitazione al male e ad opporsi al progetto morale divino.

L’ultima annotazione riguarda la “personalità” del diavolo sulla base delle scene evangeliche in cui Gesù interpella e minaccia Satana ed è anche interpellato da lui, come nel caso delle tentazioni nel deserto. Certo, egli ha un’identità, ma è l’antitesi di Dio, nel quale essere persona è pienezza assoluta, e dello stesso uomo la cui persona dovrebbe essere segno di ricchezza e intimità profonda. Il diavolo, invece, è – come si diceva – colui che divide, che infrange l’unità, che lacera la persona e ne corrompe l’interiorità. Concludiamo con due curiose battute parallele di altrettanti scrittori. Giovanni Papini (1881-1956): «L’ultima astuzia del diavolo fu quella di spargere la voce della sua morte». L’agnostico francese André Gide (1859-1951): «Non credo nel diavolo; ma è proprio quello che il diavolo spera: che non si creda in lui».


15.02.2024



Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana

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