La sfilata degli animali nelle pagine bibliche

La fauna è ampiamente presente nelle Scritture, a partire dalla creazione, fino alle coppie di ogni specie salvate nell'arca. Dopo il diluvio, fanno parte della dieta umana con le erbe.

Le bestie non sono così bestie come si pensa». Era il grande scrittore francese secentesco Molière nella sua commedia Anfitrione a esprimere questa convinzione che già era stata di Esopo, Fedro, La Fontaine, i famosi autori di favole che hanno come protagonisti animali sapienti, capaci di dar lezione agli umani. Anche il profeta Isaia ammetteva che «il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende» (1,3). Tra parentesi, pochi sanno che proprio questo versetto, ripreso in forma libera, ha generato la tradizione cristiana di collocare nel presepio accanto a Gesù neonato un bue e un asino, ignoti invece ai racconti evangelici.

Il nostro viaggio nella natura così come ce la rappresenta la Bibbia ha già avuto una sosta davanti alla sfilata degli animali presenti nella creazione: pesci e uccelli, mostri marini e grandi volatili, bestiame domestico, rettili, bestie selvatiche (Genesi 1,2025). Abbiamo già incontrato l’agnello pasquale; ci sono, poi, le pecore e i capri usati come simbolo da Gesù nel suo discorso sul giudizio finale (Matteo 25,32-39); i cani che «venivano a leccare le piaghe del povero Lazzaro» (Luca 16,21), perché è un po’ vero quello che affermava lo scrittore francese Victor Hugo: «A chi è solo, Dio dona un cane. Il cane è la virtù che, non potendo farsi uomo, si è fatta animale».

Tuttavia i cani, come i porci, sono considerati impuri in molti passi dell’Antico Testamento, tanto da diventare un’immagine degli stranieri e dei sacerdoti dei culti pagani della fertilità, praticati dai Cananei, la popolazione indigena della Terrasanta. Potremmo andare avanti a lungo a far sfilare gli animali della Bibbia, tant’è vero che sono stati scritti grossi volumi sulla fauna presente nelle Sacre Scritture. Devo confessare di essere stato tentato anch’io in passato di comporre un libro sul bestiario biblico ma, davanti a una simile folla immensa e a una così folta serie di studi, ho desistito.

Non dimentichiamo che, quando Noè entra nell’arca per salvarsi dal diluvio, sarà invitato da Dio a introdurvi anche «ogni essere vivente, di ogni carne, due di ogni specie, maschio e femmina» (Genesi 6,19; nel cap. 7, invece, si distinguerà: 7 coppie di animali ritenuti “puri” e 2 di “impuri”). Il Salmista, infatti, canterà: «Uomini e bestie tu salvi, Signore» (36,7). Ed è per questo rispetto nei confronti di tutti gli esseri viventi che, nella visione ideale e perfetta delle origini secondo la narrazione della Genesi, la dieta umana sarebbe stata vegetariana: «Io vi do erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo» (1,29).

È solo dopo il diluvio, cioè nella storia umana concreta, che la dieta si allarga: «Ogni essere che striscia e ha vita vi servirà di cibo, come già le verdi erbe» (9,3). Certo, per ragioni tradizionali, igienico-ambientali e rituali (le norme di «purità»), alcuni animali non saranno commestibili, divieto superato dal cristianesimo (si legga Atti 10,9-16). Gesù stesso, poi, si nutre di pesce secondo i Vangeli, così come è implicito che abbia consumato l’agnello pasquale. Questo, però, non esclude che la Bibbia riservi una particolare attenzione verso gli animali, come vedremo nella prossima puntata.


23.04.2020



Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana

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