Padre-padrone e marito spietato

Dalla sua tenda esce un individuo truce e brutale. Egli convoca le sue due mogli, Ada e Silla, e si mette a urlare il suo programma di vita e di azione: «Ada e Silla, ascoltate la mia voce, mogli di Lamek, porgete orecchio al mio dire. Io ammazzo un uomo per una mia scalfi„ttura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamek settantasette» (Genesi 4,23-24). Ad ascoltare questo discendente di Caino forse sono presenti anche i suoi tre fi„gli e la „figlia, per altro non privi di capacità professionali: Iabal era un proprietario di greggi e armenti; Iubal un musicista di cetra e fl†auto; Tubalkain, un fabbro specializzato, e la ragazza una bella donna tanto da chiamarsi Naamà, cioè “affascinante”.
Abituati a esaltare il nesso tra famiglia e misericordia, qui ci troviamo spaesati. È il rovescio della medaglia che si ripropone, purtroppo, in tante famiglie dominate da un padre-padrone violento che non esita a menare le mani contro mogli e fi„gli e che soprattutto adotta la spirale della vendetta cieca di fronte a ogni torto subìto. Il principio che regge la norma di vita di Lamek è lapidario: se uno mi fa un graf„fio, lo ammazzo e se mi dà un pugno causandomi un livido, io gli uccido il suo ragazzo. Siamo all’antipodo della misericordia.
Un antipodo illustrato dall’equazione “sette a settantasette”, ben diversa dalla stessa legge del taglione la cui equivalenza era “uno a uno” («occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido», Esodo 21,24-25). Il proclama selvaggio di Lamek è quello che regge la logica della guerra, che non si arresta se non quando ha eliminato l’avversario, raso al suolo le sue città e messo a ferro e fuoco il suo territorio (pensiamo alle brutalità del sedicente Califfato).
Alla spietatezza a cui si deve piegare con terrore la famiglia di questo personaggio della steppa si oppone la legge della misericordia e del perdono contrapposta da Gesù, che ricorre proprio all’equazione di Lamek ma rovesciandone l’applicazione. Infatti, a Pietro che gli chiede se basti ribaltare l’equazione di Caino, vendicato sette volte («Signore, se mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?»), Gesù replica: «Non ti dico „fino a sette volte, ma fi„no a settanta volte sette» (Matteo, 18,21- 22). Il perdono, la misericordia, la pietà non devono avere confi„ni, imitando il Signore che perdona la colpa «fi„no alla millesima generazione» (Esodo 34,7).
La violenza, invece, distrugge non solo la famiglia ma anche la società. Concludiamo, perciò, con l’appello che il drammaturgo tedesco Bertolt Brecht lanciava al termine della sua opera La resistibile ascesa di Arturo Ui (1941), trasparente allusione a Hitler: «Imparate che occorre vedere e non guardare in aria, occorre agire e non solo parlare. Questo mostro stava, una volta, per governare il mondo! I popoli lo spensero, ma ora non cantiamo vittoria troppo presto. Il grembo da cui nacque è ancora fecondo!».


14.07.2016



Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana

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