Uno stato matrimoniale complicato

Il pozzo è profondo oggi 35 metri ed è incastonato nella cripta di una basilica che per un lungo periodo rimase non completata. Alla ‰fine dell’Ottocento, infatti, il Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme aveva progettato la costruzione di una grande chiesa attorno a quel pozzo, come avevano fatto in passato i crociati; ma la Prima guerra mondiale aveva fermato i lavori. Il tempio, però, è stato completato in epoca recente. Stiamo parlando del “Pozzo di Giacobbe”, come lo chiama il Vangelo di Giovanni, o del “Pozzo della Samaritana”, come lo indicano i pellegrini.
Ed è proprio questa donna anonima che ora vogliamo far salire sulla ribalta, in una particolare connessione con il tema della misericordia e della famiglia. In questo caso, infatti, siamo di fronte a uno stato familiare piuttosto complicato. Ma stiamo al racconto del cap. 4 del Vangelo di Giovanni. Era un caldo mezzogiorno; lei veniva dal villaggio di Sicar (oggi ’Ascar) e aveva incrociato davanti a quel pozzo Gesù seduto sul bordo, stanco e assetato. Cinque matrimoni alle spalle e una convivenza: una storia sentimentale piuttosto turbolenta aveva reso questa donna sbrigativa e senza tanti riguardi. Era così fi‰orito subito un dialogo, senza le ritrosie e le riserve che la società patriarcale di allora supponeva nei rapporti pubblici tra i due sessi.
Una ritrosia che, per altro, lo stesso Gesù non coltivava, se è vero che spesso era accompagnato da discepole, contravvenendo la prassi e lo stile di comportamento dei maestri giudaici. Ma lei non era solo una donna e per di più dal passato burrascoso, era anche una samaritana. Ora, in Samaria c’era una comunità circoscritta di discendenti dei coloni assiri miscelati agli Ebrei che avevano occupato la regione dopo la distruzione della città di Samaria nel 721 a.C. Tra l’altro quella comunità sopravvive ancor oggi in numero esiguo, nella città di Nablus, situata nella stessa area.
La donna era, quindi, una “diversa” in senso etnico e religioso, tant’è vero che essa stessa si stupisce che Gesù la interpelli perché – nota Giovanni – «i giudei non mantengono buone relazioni coi samaritani» (4,9). Si intuisce, così, la forza dirompente del comportamento misericordioso di Cristo che non solo non esita a dialogare a lungo e in profondità con una samaritana, ma che in un’altra occasione giungerà al punto di proporre come modello proprio un uomo di Samaria, nella celebre parabola del Vangelo di Luca (10,30-37).
L’esito dell’incontro è noto: abbandonata la brocca, ignorata la sete, la samaritana corre al suo villaggio sconvolgendo la placida routine orientale con un annunzio ormai aperto alla scelta di fede: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?» (4,29). Essa, poi, rientrerà nell’anonimato; ma quell’incontro che aveva cambiato la sua vita era nato da un atto di misericordia di Gesù che non aveva eretto barriere e non aveva pronunciato giudizi di condanna nei confronti di uno stato matrimoniale non proprio esemplare.


07.07.2016



Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana

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