Un padre maestro di carità

«Se si tratta di una storia, è storia sacra; se si tratta di poesia, è un poema molto bello, opera di un poeta geniale. Commedia ˆfine e amabile». Così Lutero defiˆniva il libro di Tobia, che esalta le opere di misericordia che danno salvezza, una tesi in verità non molto cara al celebre riformatore. L’opera è, comunque, una piccola epopea familiare che vede in azione tre coppie di personaggi.
La prima è quella dei due Tobia, padre e ˆfiglio, legati entrambi a una seconda coppia femminile, costituita dalle loro mogli Anna e Sara. Inˆne c’è la coppia misteriosa e antitetica, l’angelo Raffaele Azaria e il demone Asmodeo. Il racconto cattura il lettore con i suoi colpi di scena, uno svolgimento che non disdegna il ricorso al trascendente, e il gusto dei particolari concreti. È una narrazione popolare giudaica post-esilica, ambientata però artifiˆciosamente attorno al VII sec. a.C.
Famiglia e misericordia sono intrecciate tra loro, così da diventare una testimonianza esemplare: già il nome dei due protagonisti è emblematico perché in ebraico tôb signiˆfica “buono” e, quindi, “Tobia” può essere reso con “il Signore è buono”. Lo scopo principale è, dunque, esaltare un ebreo fedele che vive nella Diaspora straniera, ma che conserva intatta la sua obbedienza alla Legge divina attraverso un’esistenza esemplare di fede e di carità.
L’attestazione di questa generosità, oltre che con l’elemosina, si manifesta con l’opera di misericordia corporale di seppellire le vittime ebree delle persecuzioni ordinate dal re assiro Sennacherib. Denunciato per questo suo atto di pietà, Tobia senior aveva subìto la confiˆsca dei suoi beni. Ma un altro episodio mostra come l’esempio paterno fosse di stimolo anche a Tobia junior. Il padre lo aveva spinto a un atto caritativo, invitare a mensa un povero per la festa di Pentecoste. Ma il fiˆglio era tornato con la notizia tragica di un ebreo strangolato e abbandonato al pubblico ludibrio. Tobia senior, allora, va a raccogliere quella salma e, al tramonto, la seppellisce tra lo scherno dei vicini che irridono il suo zelo.
Che la misericordia sia premiata non è sempre un dato di fatto perché la sventura colpisce anche il giusto. Infatti, l’anziano Tobia in quella notte afosa esce a riposare all’aperto, nel cortile di casa e, nel sonno, i suoi occhi sono infettati dagli escrementi caldi dei passeri. In breve egli diventa cieco. Ridotto in miseria, è costretto a vedere sua moglie diventare una domestica per mandare avanti la famiglia. Le parole della donna sono come una pugnalata: «Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue opere buone? Ecco, lo si vede bene da come sei ridotto!» (2,14).
Con questo squarcio narrativo iniziale, che mette in luce la fiˆgura di un padre misericordioso la cui bontà alla ˆfine sarà premiata da Dio, speriamo di stimolare nei nostri lettori il desiderio di percorrere tutti i 14 capitoli di questa storia familiare all’insegna della fedeltà religiosa e della carità operosa.


30.06.2016



Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana

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