Il prodigio dell’olio e della farina

I ricchi rifiutano spesso di aiutare noi poveri, mentre i poveri danno tutto quello che hanno per aiutare chi non ha niente ». È lo scrittore americano Erskine Caldwell nel suo romanzo La via del tabacco (1932) a formulare questa regola, anche se non sempre rispettata perché si può essere egoisti anche nell’avere poco. Sta di fatto che aveva ragione un altro scrittore, il russo Anton Cechov quando annotava nei suoi Quaderni che «è più facile chiedere ai poveri che ai ricchi». La Caritas ne ha spesso la conferma, come Gesù aveva fatto notare a proposito di una vedova misera che nella bussola delle offerte del tempio di Gerusalemme aveva gettato le uniche monetine che possedeva (Luca 21,1-4).

In questa luce, nello spirito del Giubileo, che ha nelle sue stesse radici bibliche un impegno di generosità e di fraternità, e nel ricordo del diacono della carità cristiana romana Lorenzo, commemorato il 10 agosto, proponiamo ai nostri lettori una sorta di “fioretto” biblico che ha per protagonista il grande profeta Elia (si veda 1Re 17,8-16). La vicenda è ambientata nell’attuale Libano, a Sarepta, e sarà rievocata dallo stesso Gesù: «C’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando ci fu una grande carestia nel paese. Ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova di Sarepta di Sidone» (Luca 4,25-26).

La scena è di ordinaria miseria: durante una terribile e prolungata siccità, una vedova con un figlio a carico sta raccogliendo legna per attizzare il fuoco di un pasto che sembra l’ultimo, perché le è rimasto solo un pugno di farina e un po’ di olio. Sulla strada incontra Elia, povero e affamato come lei, che le chiede un pezzo di focaccia 

Con la generosità dei poveri a cui abbiamo sopra alluso, quella donna accetta, fidandosi della promessa del profeta: «La farina della tua giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà». E così accade, tant’è vero che «mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni».

È interessante notare che in un antico testo egizio, detto la Sapienza di Amenemope (IX sec. a.C.), si legge questo appello: «Non rifiutare allo straniero il tuo vaso d’olio… Dio preferisce chi onora il povero a chi venera il ricco ». La generosità caritatevole e misericordiosa può produrre miracoli, e non solo nella moltiplicazione della farina e dell’olio, ma anche di fronte ai drammi della vita. Invitiamo chi ci ha seguiti fin qui a continuare la lettura del c. 17 del primo Libro dei Re, oltre il brano del racconto del prodigio del cibo, cioè nei versetti 17-24.

Non vogliamo “spoilerare” la storia veramente sorprendente che conferma il detto popolare che «l’amore fa miracoli»: è ciò che accadrà al figlio della vedova, un ragazzo colpito da un grave malore. Concludiamo, invece, ribadendo il tema della generosità nella carità operosa da praticare soprattutto in questo Anno Santo, e lo facciamo con le parole di un grande Padre e predicatore della Chiesa del IV sec., san Giovanni Crisostomo: «Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non trascurarlo quando si trova nudo. Non rendergli onore qui nel tempio con stoffe di seta, per trascurarlo fuori, dove patisce freddo, nudità e fame».


07.08.2025



Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana

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