Sulla strada da Gerusalemme a Gerico

Inizieremo questa nuova riflessione sulla virtù «teologale» della carità con un florilegio di citazioni giovannee che vanno tutte nella stessa direzione: «Se Dio ci ha amati, anche noi dobbiamo amarci... Se ci amiamo, Dio dimora in noi e il suo amore è perfetto in noi... Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: Amo Dio, e odiasse il suo fratello, è un menzognero... Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (1Giovanni 4,11-12.19-20; Giovanni 13,34). Costante è il nesso tra i due amori, il divino e l’umano. A Dio che ama, la sua creatura deve rispondere amando.

Per illustrare questo impegno umano ricorriamo a una celebre pagina del Vangelo di Luca (10,25-37). Entra in scena un dottore della Legge che pone a Gesù un quesito: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Egli sapeva che i rabbini avevano codificato ben 613 precetti da osservare, estraendoli dalla legge biblica. Cristo risponde, invece, citando due passi biblici e legandoli tra loro per comporre un unico precetto, vincolato all’amore: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». È la carità, nella sua dimensione verticale e orizzontale, ad essere la via per raggiungere «la vita eterna», strappandoci così dalla morte.

Ma Gesù non si accontenta di una dichiarazione di principio e, spinto da un’altra domanda di quel dottore («Chi è il mio prossimo?»), delinea anche la via concreta per raggiungere quella meta ultima. È la strada simbolica della carità che corre al centro di una famosa parabola, quella del Buon Samaritano. È, però, anche una strada reale e topografica, che scendeva da Gerusalemme fino all’oasi di Gerico. Su di essa giace un corpo insanguinato, nel silenzio del deserto circostante.

Finalmente avanza un sacerdote, ma subito c’è la delusione: «Passò oltre, dall’altra parte» della strada. Dopo un po’, ecco un altro passaggio, un levita, ma anch’egli «passò oltre», ignorando il dramma di quell’infelice. È solo un “eretico”, un Samaritano a fermarsi e a piegarsi sull’ebreo ferito da un assalto di predoni. Egli non bada al fatto che quell’uomo è un suo avversario a livello religioso e politico. Non sta a disquisire se costui sia o meno suo «prossimo», ma si fa subito «prossimo» dell’altro per il semplice fatto che è in necessità e in sofferenza.

Gesù descrive con ac-curatezza tutti i gesti di quel Samaritano: egli si fa vicino, si commuove, medica e fascia le ferite, carica la vittima sulla sua cavalcatura, la depone nel primo albergo, per due volte si ripete che «si prende cura», si premura anche per il decorso futuro del male anticipando il denaro per coprire i costi dell’assistenza. Ecco, allora, il finale della parabola nella quale è racchiuso un appello alla vera carità da praticare, quella narrata simbolicamente nella parabola: «Va’ e fa’ anche tu lo stesso!».

Cristo, in una intensa pagina di Matteo, aveva rappresentato il giudizio finale per entrare nella vita eterna e l’aveva fatto vertere solo su un argomento, l’esercizio della carità nei confronti del prossimo affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o carcerato (25,31- 46). Come in apertura, in conclusione riprendiamo e completiamo una frase della prima Lettera di Giovanni: «Se uno dicesse: Amo Dio, e odiasse il suo fratello, è un menzognero. Chi, infatti, non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (4,20).


14.12.2023



Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana

Altri articoli

Dall’abisso della colpa alla luce del perdono

Talora la paura dei peccati che scopro in me stesso mi dispera, talvolta invece la speranza della tua misericordia mi sostiene. Ma perché la tua misericordia è più grande della mia miseria, io non cesserò di sperare». Ho soffiato via la polvere del linguaggio quattrocentesco di fra...

Istruire ed educare

Si chiamava Isidra ed era una giovane professoressa di Lettere. Ragazzino di prima media, l’ascoltavo durante le lezioni nella mia cittadina di nascita, Merate (Lecco), in una scuola che in passato aveva visto come alunno anche Alessandro Manzoni. È sorprendente, ma quella docente riuscì a seguire tutto il...

«I discepoli partirono e predicarono dappertutto»

Se non puoi essere un pino sul monte, sii un salice nella valle. Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio. Se non puoi essere un’autostrada, sii un sentiero. Se non puoi essere il sole, sii una stella. Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere; poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita»....

Nel ventre sotterraneo di Roma ecco le catacombe

Nel ventre di Roma si ramifica un vero e proprio mondo sotterraneo. Si tratta di gallerie lunghe fino a 12/13 km, distribuite talora su 5 piani con cubicoli e cappelle non di rado mirabilmente affrescate. Stiamo parlando delle “catacombe”, un termine che forse deriva dal greco katà kúmbas,...

Tre percorsi nella Bibbia

Facciamo silenzio prima di ascoltare la Parola di Dio perché i nostri pensieri siano già rivolti alla Parola. Facciamo silenzio dopo l’ascolto della Parola perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi. Facciamo silenzio la mattina presto perché Dio deve avere la prima...

Delitto, castigo e perdono

La giustizia di questo mondo somiglia alle ragnatele che si trovano nelle tinaie. Dio guardi mosche e moscerini che vi bazzicano vicino: purgano subito il delitto non appena vi si impigliano. Invece i calabroni bucano, passano senza danno, e la suola dello scarpone tocca tutta al ragno». Ho tradotto dal dialetto milanese...

La croce che attira l’umanità

Era il 14 settembre 335, e l’imperatore Costantino – su impulso di sua madre Elena che aveva ritrovato alcune reliquie della croce di Cristo in quell’area – faceva consacrare due basiliche, l’una che accoglieva in sé il Golgota (uno sperone roccioso a forma di...

Un’equivalenza strana: sette a mille

E' l’alba ma il sole batte già implacabile sulla vetta rocciosa del Sinai. Oggi il suo nome in arabo è Gebel Mousa, il Monte di Mosè. Molti anni fa salii anch’io durante le ore notturne verso quella cima, proprio per evitare il calore incandescente e così poter riscendere alle prime...

Superare i confini

Alle vostre spiagge arrivammo in pochi a nuoto. Che razza di uomini è mai questa con un comportamento così barbaro? Ci negano l’asilo, ci fanno guerra, ci vietano di soggiornare sulla riva del mare. Se non avete rispetto degli uomini sappiate che Dio ricorda ciò che è sacro e ciò che...

Compassionevole con tutti

Prevalere con la forza ti è sempre possibile… Tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. E invece hai compassione di tutti, tu che tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento....