Ultima conferma alla vocazione di Pietro

La solennità dei santi Pietro e Paolo, che segna la prossima settimana, ci invita a fissare lo sguardo sul volto di colui che convenzionalmente e un po’ enfaticamente è detto “il principe degli apostoli”. Certo è che nelle liste evangeliche dei Dodici egli è sempre il primo perché a lui Cristo assegna la missione di essere la pietra sulla quale è edificata la Chiesa (Matteo 16,18). Sappiamo, inoltre, che il nome Pietro ricevuto da Gesù proprio per questa sua funzione, in aramaico Kefa, in sostituzione del nativo Simone, risuona nel Nuovo Testamento ben 154 volte (2 volte, invece, egli è citato come Simone e 9 come Kefa).

La sua prima vocazione con il fratello Andrea lungo le rive del lago di Galilea è stata già da noi presentata (Matteo 4,18-22). Ora vorremmo evocare la sua seconda chiamata che ci viene narrata in un brano aggiunto in appendice al quarto Vangelo, nel capitolo 21. Gli apostoli sono tornati, dopo la morte di Gesù, alla loro antica professione di pescatori e il Risorto si presenta proprio sul loro luogo di lavoro.

Alle spalle di Pietro c’è il ricordo amaro personale del suo triplice tradimento rinnegando il suo Maestro, prima, davanti a una portinaia nel palazzo del sommo sacerdote e, poi, con alcuni che sostavano nel cortile dello stesso edificio e, infine, con un parente di quel Malco a cui proprio Pietro aveva mozzato l’orecchio nella concitata sera dell’arresto di Gesù (Giovanni 18,17.25- 27). Ora Cristo, investendolo nuovamente della sua missione di pastore, per altrettante volte esige da lui una professione d’amore, destinata quasi a cancellare quel triplice rinnegamento.

È, quindi, una nuova vocazione che nel testo greco del quarto Vangelo è curiosamente espressa con una variazione inattesa di vocaboli, una mutazione difficile da rendere in traduzione e da spiegare, tant’è vero che ci sono varie interpretazioni, anche se forse si tratta solo di un’alternanza stilistica. Le frasi reiterate tre volte sono sostanzialmente queste due: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?» e «Pasci le mie pecore». Ora, i termini usati sono, però, differenti secondo le varie tappe del dialogo (21,15-19).

Si ha, infatti, «amare» e «voler bene», «pascolare» e «pascere», «agnelli » e «pecore». Qualunque sia il valore di queste variazioni, certa è l’investitura solenne dell’apostolo: la triplice ripetizione, oltre a elidere il triplice tradimento, secondo l’uso semitico avalla un impegno in modo irrevocabile. È il suggello pieno alla vocazione di Pietro tant’è vero che, alla fine, Gesù ripete il verbo della chiamata: «Seguimi».

Le vocazioni, perciò, possono avere percorsi lineari e deviazioni, sentieri coraggiosi di altura e cadute rovinose, giorni luminosi e notti tempestose. Tra l’altro, in quello stesso momento Cristo fa balenare al suo discepolo anche il suo destino ultimo: «Quando sarai vecchio stenderai le tue mani e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi. Questo disse Gesù per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio» (21,18-19). Lo «stendere le mani» quasi a essere portato sulla croce, come intenderà la tradizione posteriore, è forse un’allusione alla morte sacrificale dell’apostolo che ricalcherà quella del suo Signore. Pietro dovrà, allora, ricordare le parole pronunciate da Gesù nel Cenacolo nell’ultima sera della sua vita terrena: «Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Giovanni 15,20).


21.06.2018



Testo a cura del cardinale arcivescovo e biblista Gianfranco Ravasi. Integralmente riprodotto per la discussione e la riflessione. Fonte: Famiglia Cristiana

Altri articoli

Istruire ed educare

Si chiamava Isidra ed era una giovane professoressa di Lettere. Ragazzino di prima media, l’ascoltavo durante le lezioni nella mia cittadina di nascita, Merate (Lecco), in una scuola che in passato aveva visto come alunno anche Alessandro Manzoni. È sorprendente, ma quella docente riuscì a seguire tutto il...

«I discepoli partirono e predicarono dappertutto»

Se non puoi essere un pino sul monte, sii un salice nella valle. Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio. Se non puoi essere un’autostrada, sii un sentiero. Se non puoi essere il sole, sii una stella. Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere; poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita»....

Nel ventre sotterraneo di Roma ecco le catacombe

Nel ventre di Roma si ramifica un vero e proprio mondo sotterraneo. Si tratta di gallerie lunghe fino a 12/13 km, distribuite talora su 5 piani con cubicoli e cappelle non di rado mirabilmente affrescate. Stiamo parlando delle “catacombe”, un termine che forse deriva dal greco katà kúmbas,...

Tre percorsi nella Bibbia

Facciamo silenzio prima di ascoltare la Parola di Dio perché i nostri pensieri siano già rivolti alla Parola. Facciamo silenzio dopo l’ascolto della Parola perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi. Facciamo silenzio la mattina presto perché Dio deve avere la prima...

Delitto, castigo e perdono

La giustizia di questo mondo somiglia alle ragnatele che si trovano nelle tinaie. Dio guardi mosche e moscerini che vi bazzicano vicino: purgano subito il delitto non appena vi si impigliano. Invece i calabroni bucano, passano senza danno, e la suola dello scarpone tocca tutta al ragno». Ho tradotto dal dialetto milanese...

La croce che attira l’umanità

Era il 14 settembre 335, e l’imperatore Costantino – su impulso di sua madre Elena che aveva ritrovato alcune reliquie della croce di Cristo in quell’area – faceva consacrare due basiliche, l’una che accoglieva in sé il Golgota (uno sperone roccioso a forma di...

Un’equivalenza strana: sette a mille

E' l’alba ma il sole batte già implacabile sulla vetta rocciosa del Sinai. Oggi il suo nome in arabo è Gebel Mousa, il Monte di Mosè. Molti anni fa salii anch’io durante le ore notturne verso quella cima, proprio per evitare il calore incandescente e così poter riscendere alle prime...

Superare i confini

Alle vostre spiagge arrivammo in pochi a nuoto. Che razza di uomini è mai questa con un comportamento così barbaro? Ci negano l’asilo, ci fanno guerra, ci vietano di soggiornare sulla riva del mare. Se non avete rispetto degli uomini sappiate che Dio ricorda ciò che è sacro e ciò che...

Compassionevole con tutti

Prevalere con la forza ti è sempre possibile… Tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. E invece hai compassione di tutti, tu che tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento....

«Io, Paolo, ti supplico per questo mio figlio»

Offri la libertà all’uomo debole, ed egli stesso si legherà e te la riporterà». Questa frase, tratta dal racconto L’affittacamere del grande Dostoevskij, fa pensare a certi giochi che i loro padroni fanno coi cani nei parchi pubblici: lanciano un ramo, e il cane corre ad...